martedì 2 giugno 2020

PSICHIATRIA

Branca della medicina specializzata nello studio, nella diagnosi e nella terapia dei disturbi mentali.

Il termine deriva dal greco psyché, che significa “anima, mente”, e iatreia, che significa “cura medica”.

CENNI STORICI Il medico greco Ippocrate (460-370 ca. a.C.) per primo escluse l’idea che la malattia mentale fosse legata alla possessione demoniaca ed elaborò una prima spiegazione medica dei disturbi psichici. Egli suddivise le malattie mentali in tre categorie: manie, melanconie e freniti (una specie di infiammazione cerebrale). Tutte e tre, a suo parere, erano causate da un disturbo organico. La cura era rivolta all’organismo e, secondo il tipo di malattia, comprendeva ad esempio una dieta vegetariana, l’esercizio fisico o l’astinenza sessuale.

Durante il Medioevo la convinzione che i demoni fossero causa del comportamento patologico si diffuse nuovamente, e della cura delle malattie mentali furono incaricati i sacerdoti, che usavano varie tecniche, tra cui anche forme violente di esorcismo volte ad allontanare il demone dal corpo. Nel XV secolo il comportamento patologico venne collegato alla stregoneria.

A partire dal XVI secolo la credenza irrazionale negli spiriti maligni cominciò a sparire, ma nessuna teoria unitaria sulle cause delle malattie mentali riuscì a sostituirsi a essa. I malati mentali venivano ricoverati in istituti, che avevano principalmente lo scopo di escluderli dalla società, e dove spesso venivano trattati in modo disumano. Nel 1792 un medico francese, Philippe Pinel, fu incaricato di dirigere un istituto per malattie mentali nei pressi di Parigi. Egli liberò letteralmente dalle catene i ricoverati e prescrisse loro di lavorare e svolgere attività fisica all’aperto.

I medici iniziarono a occuparsi, sistematicamente, dei malati mentali a partire dal XIX secolo. Conosciuti come alienisti, gli psichiatri dell’epoca lavoravano in grandi manicomi, praticando quello che allora veniva chiamato “trattamento morale”: un approccio teso ad acquietare l’agitazione mentale e a ripristinare la ragione. Durante la seconda metà del secolo gli psichiatri abbandonarono questa modalità di trattamento e, con essa, il tacito riconoscimento che la malattia mentale è causata da influenze sia psicologiche sia sociali: per un periodo, l’attenzione si concentrò quasi esclusivamente sui fattori biologici. Era comune l’impiego di farmaci e di altre forme di terapia fisica. Lo psichiatra tedesco Emil Kraepelin identificò e classificò i disturbi mentali in un sistema che costituisce la base della diagnostica moderna. Un’altra figura importante fu lo psichiatra svizzero Eugen Bleuler, che coniò il termine schizofrenia e descrisse le caratteristiche di questa patologia.

All’inizio del XX secolo il riconoscimento, a opera di Sigmund Freud, dell’esistenza di componenti inconsce che agiscono sul comportamento, contribuì ad arricchire il pensiero psichiatrico, modificandone l’impostazione: l’attenzione si spostò sui processi interni alla psiche individuale e la psicoanalisi arrivò a essere considerata la terapia d’elezione per quasi tutti i disturbi mentali. Negli anni Quaranta e Cinquanta l’attenzione si spostò di nuovo, questa volta verso l’ambiente fisico e sociale: molti psichiatri avevano, fino ad allora, ignorato le influenze biologiche, mentre altri erano concentrati su quelle coinvolte nella malattia mentale e usavano forme fisiche di terapia, come l’elettroshock e la psicochirurgia.

A metà degli anni Cinquanta ebbero inizio drastici cambiamenti nel trattamento dei malati mentali, con l’introduzione dei primi farmaci efficaci contro i sintomi psicotici. Insieme alla terapia farmacologica, negli ospedali psichiatrici vennero introdotti trattamenti più liberali e attenti agli aspetti umani. Nello stesso tempo, le ricerche sulla salute mentale condussero a importanti scoperte sul ruolo dei fattori genetici e biochimici nelle malattie mentali e nel funzionamento del cervello. Con gli anni Ottanta la psichiatria spostò nuovamente l’attenzione sui fattori biologici, diminuendo l’interesse per gli influssi dell’ambiente psicosociale sulla salute mentale degli individui. Antipsichiatria.

DIAGNOSI

Gli psichiatri usano molti metodi diversi per individuare disturbi specifici nei loro pazienti. Lo strumento fondamentale è il colloquio psichiatrico, nel quale si riassume la storia psichiatrica del paziente e se ne valuta lo stato mentale. La storia (o anamnesi) psichiatrica è un quadro delle caratteristiche della personalità del paziente, dei suoi rapporti con gli altri e dell’esperienza passata e presente di problemi psichiatrici, raccontata con le parole del paziente stesso (talvolta integrate dal resoconto di altri membri della famiglia). Gli psichiatri per svolgere una diagnosi possono servirsi del supporto di altri specialisti, ad esempio psicologi per una valutazione della personalità del paziente, o neurologi per valutare l’eventuale presenza di danni organici a carico del sistema nervoso centrale.

TERAPIA

Vi sono due tipi di terapia psichiatrica: i trattamenti organici e quelli non organici. I trattamenti organici, come i farmaci, sono quelli che interessano direttamente il corpo; le terapie non organiche tendono, invece, a migliorare le funzioni dei pazienti con mezzi psicologici, come la psicoterapia, o modificando l’ambiente sociale.

Farmaci I farmaci psicotropi costituiscono senz’altro il trattamento organico più comunemente utilizzato. I primi a essere scoperti furono gli antipsicotici, usati in primo luogo per la cura della schizofrenia. Le fenotiazine sono la classe di antipsicotici più prescritta; altri farmaci di questo tipo sono i tioxanteni, i butirrofenoni e gli indoli. Tutti i farmaci antipsicotici riducono sintomi come deliri, allucinazioni e disturbi del pensiero; poiché possono diminuire l’agitazione, vengono talvolta usati per controllare l’eccitazione maniacale nei pazienti maniaco-depressi e per calmare i pazienti geriatrici. A questi farmaci rispondono anche alcuni disturbi comportamentali infantili.

I farmaci antidepressivi utilizzati appartengono a tre classi. Gli antidepressivi triciclici e tetraciclici, i più usati, servono per la forma più comune di depressione grave. Gli inibitori delle monoaminossidasi (MAO) servono per le cosiddette depressioni atipiche. Gli inibitori della ricaptazione della serotonina (ISSR) sono efficaci sia contro le depressioni tipiche che contro quelle atipiche.

I farmaci stimolanti, quali l’amfetamina hanno usi legittimi in psichiatria. Aiutano a controllare l’iperattività e la mancanza di concentrazione nei bambini iperattivi, nonché a stimolare i pazienti narcolettici, che soffrono di un disturbo caratterizzato da improvvisi e incontrollabili episodi di sonno.

Altre terapie organiche

Un’altra terapia organica è l’elettroshock, in cui una corrente elettrica che attraversa il cervello provoca crisi simili a quelle dell’epilessia. L’elettroshock viene usato soprattutto per la cura delle depressioni acute che non hanno risposto alla terapia farmacologica. Viene anche usato, talvolta, nella schizofrenia. Altre forme di terapia organica sono utilizzate molto meno frequentemente: fra esse vi è la lobotomia, una controversa tecnica chirurgica, ormai molto rara, in cui vengono resecate le fibre cerebrali.

Psicoterapia

La terapia non organica più frequente è la psicoterapia. La maggior parte delle psicoterapie eseguite dagli psichiatri è di orientamento psicodinamico, cioè si concentra sul conflitto psichico interno e sulla sua risoluzione come mezzo per ristabilire la salute mentale. Il prototipo della terapia psicodinamica è la psicoanalisi, che ha lo scopo di individuare la fonte di conflitto inconscio nel passato e di ristrutturare la personalità del paziente. Il paziente racconta sogni, fantasie e ricordi, oltre ai pensieri e alle sensazioni associati a essi. L’analista aiuta il paziente a interpretare tali associazioni e ad analizzare il significato del rapporto del paziente con l’analista.

Più comuni sono forme brevi di psicoterapia che uniscono i principi psicoanalitici con altre teorie. In questi tipi di terapia, gli psichiatri danno consigli al paziente cercando di influenzarne il comportamento. Alcuni usano tecniche derivate dalla terapia comportamentale, basata sulla teoria dell’apprendimento.

Oltre alla psicoterapia, l’altra forma importante di terapia non organica è la terapia ambientale. Eseguita in genere solo nei reparti psichiatrici, la terapia ambientale dirige i rapporti sociali fra pazienti e personale, nonché le attività di reparto, a obiettivi terapeutici. In generale, la psicoterapia viene applicata soprattutto per il trattamento delle nevrosi e di altre condizioni non psicotiche, piuttosto che per le psicosi. Nei pazienti psicotici, che in genere ricevono farmaci psicoattivi, la psicoterapia viene impiegata per migliorare le funzioni sociali e professionali. La terapia ambientale viene limitata ai pazienti ricoverati in ospedale. Sempre più spesso gli psichiatri usano una combinazione di tecniche organiche e non organiche per tutti i pazienti, a seconda della diagnosi e della risposta al trattamento.

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