mercoledì 3 giugno 2020

David Cooper - La morte della famiglia

Psichiatra britannico. Con Ronald Laing e Thomas Szasz ha dato vita alla corrente di pensiero e di riforma della psichiatria nota come antipsichiatria.

Secondo Cooper la malattia mentale è un’esperienza personale e sociale: egli contesta qualsiasi classificazione dei comportamenti mentali devianti come malattia. In particolare, Cooper effettuò una completa revisione del concetto di schizofrenia, secondo la quale il paziente schizofrenico e, in genere, tutti coloro che sono affetti da gravi disturbi psicotici, vengono condizionati alla malattia dalle influenze della famiglia e dall'atteggiamento dell'ambiente sociale, che condanna ed emargina i malati di mente. Gli stessi psichiatri e le istituzioni terapeutiche (ospedali, centri ambulatoriali ecc.) fanno parte di questo meccanismo, che trasforma la cura in un ulteriore momento di allontanamento del malato dalla società.

Tra le sue opere più note ricordiamo: Psichiatria e antipsichiatria (1967), La morte della famiglia (1971), Il linguaggio della follia (1978).

La morte della famiglia

Le strutture alienanti della famiglia vengono riprodotte dappertutto: ufficio, scuola, università, chiesa, partito, esercito, ospedale. A loro volta, queste strutture sociali proseguono l'opera intrapresa della famiglia, che mira a produrre la "normalità" e le basi del conformismo. In queste sue riflessioni sull'amore, il matrimonio, la morte, la follia, la rivoluzione - un libro che è ormai un classico -, David Cooper, uno dei pionieri dell'antipsichiatria, attacca a fondo le istituzioni destinate a perpetuare una condizione da cui non si sfugge se non con la pazzia o con la rivolta.

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