L'itinerario di una donna, scrittrice e editrice, e l'infelice relazione con il marito Leonard, fino al tragico epilogo
Thomas Szasz rilegge la vita di una delle più rivoluzionarie scrittrici del Novecento, dall'infanzia fino al tragico epilogo, cogliendone i lati più nascosti e meno esplorati, in contrasto con il discorso dominante, dalla critica letteraria alla psichiatria.
Un'opera che riscopre Virginia Woolf andando oltre la sua rappresentazione di genio malato che la vorrebbe divisa tra "genio" e "follia".
Secondo Szasz, qui nella duplice veste di scrittore e psicanalista, Virginia non era vittima né della malattia mentale, né della psichiatria, né del marito. Non era semplicemente folle, ovvero "posseduta dalla follia", al contrario "possedeva la sua follia". L'obiettivo di Szasz è quello di esaminare come Virginia, così come il marito Leonard, abbiano usato l'idea della follia e la professione pischiatrica per gestire e manipolare a vicenda le loro vite, facendo entrare e uscire di scena il fantasma della malattia mentale per tutta la loro esistenza.
Anche la difficoltà matrimoniale della coppia Woolf fu risolta facendo recitare a Virginia le parti di invalida mentale e di genio letterario, rinchiusa in una gabbia materna che le risultò fatale, e a Leonard quelle di protettore, infermiere psichiatrico e impresario letterario della moglie. Matrimonio e follia furono dunque due maschere dietro cui si nascose per meglio perseguire le proprie ambizioni, ma che a lungo andare divennero una trappola.
La vera scommessa per Virginia furono invece la scrittura, l’attività intellettuale e il programma editoriale della Hogarth Press, casa editrice fondata nel 1917 e che pubblicò le principali opere di poesia, letteratura e saggistica di quegli anni in Inghilterra.
Con ritmo incalzante, il libro percorre le lettere, i diari e le opere che rivelano un'inedita Virginia Woolf:
La nostra stessa anima ci è ignota, figuriamoci l'anima degli altri. Gli umani non vanno insieme tenendosi per mano lungo tutto il loro percorso. C'é una foresta vergine in ciascuno, un nevaio dove neppure gli uccelli mettono piede. Qui ciascuno procede da solo e è meglio così. Sarebbe insopportabile godere sempre di simpatia, essere sempre accompagnati, essere sempre capiti. Ma nello stato di salute bisogna simulare socievolezza e sforzarsi continuamente di comunicare, civilizzare, condividere, coltivare il deserto, istruire gli indigeni, operare insieme giorno e notte per divertirsi. Nella malattia questa finzione cessa... cessiamo di militare nell'esercito della rettitudine, diventiamo disertori. - On Being Ill (Essere malati)
Thomas Szasz. Nato a Budapest e trasferitosi negli USA, si è laureato in Fisica e in Medicina, si è specializzato in psichiatria e ha compiuto un training psicanalitico. Dal 1956, è professore di psichiatria alla Syracuse University. Collabora alle principali riviste del settore ed è membro elle associazioni americane di psicanalisi e di psichiatria. Fra i libri pubblicati in Italia: Il mito della malattia mentale (Spirali 2003); Farmacrazia. Medicina e politica in America (Spirali 2005); La battaglia per la salute (Spirali 2000); L'incapace, lo specchio morale del conformismo (Spirali 1998).